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Work-life balance o bluff? I confini tra vita privata e professionale nell’eradigitale.

  • Immagine del redattore: Donato Abbondi
    Donato Abbondi
  • 10 nov
  • Tempo di lettura: 1 min

Aggiornamento: 17 nov

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Il termine “work-life balance” è tra i più utilizzati nei convegni aziendali e nelle campagne HR. Ma la realtà quotidiana spesso racconta un’altra storia: mail a mezzanotte, riunioni fissate il venerdì sera, reperibilità continua tramite smartphone. Quello che dovrebbe essere equilibrio diventa, di fatto, un bluff.


Nell’era digitale i confini tra vita privata e professionale sono sempre più sfumati,

ma questo non significa che debbano sparire del tutto. Al contrario, oggi più che mai serve disciplina organizzativa e rispetto reciproco.


Un dipendente che non riesce a staccare vive in uno stato di tensione costante, con conseguenze su salute mentale, relazioni personali e rendimento.


Un’azienda che rispetta i confini ottiene, invece, persone più motivate e presenti quando lavorano davvero. Non basta proclamare il work-lifebalance: bisogna applicarlo con politiche concrete, dalla gestione degli orari alla cultura del rispetto dei tempi.


Donato Abbondi

 
 
 

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